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    Obiettivi: da dove iniziare?

    Abbiamo visto qui quanto sia importante che le azioni siano allineate agli obiettivi. Ma come fare se non si è sicuri dell’obiettivo da porsi?

    Per un periodo della mia vita ho praticato il buddismo giapponese di Nichiren Daishonin, una corrente buddista che fa riferimento agli insegnamenti di un monaco (Nichiren Daishonin, appunto) vissuto nel 1200.

    È stata un’esperienza per me molto bella e che ricordo con emozione. Tuttavia, dopo quasi quattro anni di pratica assidua e attiva, ho pian piano smesso di praticare e di frequentare l’associazione buddista e il tempio.

    Oggi molte cose di quel mondo mi mancano, ma quella che mi manca in assoluto di più è lo studio dei testi buddisti antichi e le loro interpretazioni recenti.

    Il buddismo infatti mi ha insegnato alcune cose della vita che sono ancora oggi per me il fondamento di molti miei ragionamenti. Si tratta di modi di vedere la vita, leggi universali e così via.

    il comune denominatore tra buddismo e organizzazione: gli obiettivi

    Ma cosa ha a che vedere il buddismo con l’organizzazione?

    Ebbene, il motivo per cui sto scrivendo tutto questo è che un aspetto molto importante della pratica buddista era proprio porsi degli obiettivi (piccoli e grandi) da realizzare attraverso la preghiera costante e una vita associativa attiva.

    Inutile dire che questo approccio così concreto mi ha affascinato da subito e mi sono messa molto alla prova. Avevo un libricino pieno di obiettivi che volevo realizzare e più pregavo più me ne venivano fuori altri.

    I soci dell’associazione buddista spiegavano a chi era alle prime armi (come me) che, ovviamente, non bastava mettersi gli obiettivi e pregare che le cose accadessero, ma bisognava metterci anche l’azione. 

    L’atto del recitare il mantra “nam myoho renge kyo” era più che altro una sorta di acceleratore per i tuoi sogni.

    mettersi al centro velocizza il raggiungimento degli obiettivi

    Raccogliersi davanti all’oggetto di culto (il Gohonzon, una pergamena scritta in sanscrito), accendere le candele, leggere un’incitazione del Presidente della Soka Gakkai (l’associazione buddista) Daisaku Ikeda, e poi ripetere il mantra per il tempo che si voleva dedicare alla recitazione. Tutte queste erano semplicemente modi per dedicare del tempo a se stessi, alla riflessione, alla meditazione.

    Mi è capitato tante volte mentre recitavo per un obiettivo di rendermi conto di non volerlo veramente o di non aver centrato esattamente il punto.

    Molto più spesso il mio obiettivo più desiderato e per il quale a volte mi capitava anche di commuovermi durante la preghiera tardava a realizzarsi. Questo succedeva nonostante mettessi in pratica sia l’aspetto spirituale della pratica, sia mi adoperassi per raggiungerlo.

    E quando finalmente l’ho realizzato, mi sono fermata a guardare indietro il percorso che avevo fatto per raggiungerlo. Ho notato che senza gli ostacoli che avevo incontrato sulla mia strada, la strada sarebbe stata, sì, molto più lineare. Ma non avrei fatto alcuni passaggi che invece sono stati fondamentali per raggiungere l’obiettivo che mi ero posta, e affinché fosse proprio quello giusto e non un fuoco fatuo.

    iniziare a muoversi verso

    So che ti servirebbe un esempio pratico per capire meglio e che tutto questo è forse un po’ troppo astratto, senza riferimenti, ma purtroppo questa non è la sede dove posso raccontarti questa parte della mia storia.

    Ti basti sapere quello che sto cercando di dirti qui.

    Mettersi degli obiettivi (anche se non sai davvero se sono quelli giusti per te) e provare a realizzarli è importante per iniziare ad muoversi. È probabile che il percorso che intraprendi ti porti da tutt’altra parte rispetto a quello che avevi desiderato, ma è altrettanto probabile che la nuova destinazione si riveli un luogo più interessante rispetto a quello che avevi deciso di visitare.

    Buon viaggio!

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